è il nuovo libro di Anna Zinola.
È successo a tutti di spegnere la luce prima di dormire per poi ritrovarsi a scrollare il feed dei social sotto le coperte. Oppure di guardare una puntata dopo l’altra dell’ultima serie uscita in streaming, «tanto durano solo 40 minuti». E magari di fare un acquisto impulsivo dopo aver cercato online la marca indossata dal protagonista.
L’entertainment è diventato, negli ultimi anni, una strategia sempre più diffusa per attirare e coinvolgere i consumatori. Serie, podcast, videogiochi sono solo alcuni degli strumenti utilizzati dai brand per raccontare la propria storia… e spingere a comperare i propri prodotti. Accade così che Louis Vuitton crei un videogioco per celebrare il proprio fondatore o che McDonald’s realizzi un podcast per spiegare in chiave ironica che fine ha fatto la salsa Szechuan.
Tutto nel tentativo di divertirci e indurci ad acquistare, quasi senza che ce ne accorgiamo, qualcosa che non sapevamo di desiderare. Il risultato? Siamo sempre più abituati ad essere intrattenuti e sempre meno consapevoli di come spendiamo il nostro tempo (e denaro).
Attraverso numeri, casi aziendali e un pizzico di aneddoti personali il libro mostra come siamo arrivati ad aspettarci dell’intrattenimento sempre, anche quando ci informiamo e siamo chiamati a farci un’opinione. Lo mostra senza moralismi, ma nella convinzione che un approccio diverso sia, talvolta, necessario.
L’entertainment è diventato, negli ultimi anni, una strategia sempre più diffusa per attirare e coinvolgere i consumatori. Serie, podcast, videogiochi sono solo alcuni degli strumenti utilizzati dai brand per raccontare la propria storia… e spingere a comperare i propri prodotti. Accade così che Louis Vuitton crei un videogioco per celebrare il proprio fondatore o che McDonald’s realizzi un podcast per spiegare in chiave ironica che fine ha fatto la salsa Szechuan.
Tutto nel tentativo di divertirci e indurci ad acquistare, quasi senza che ce ne accorgiamo, qualcosa che non sapevamo di desiderare. Il risultato? Siamo sempre più abituati ad essere intrattenuti e sempre meno consapevoli di come spendiamo il nostro tempo (e denaro).
Attraverso numeri, casi aziendali e un pizzico di aneddoti personali il libro mostra come siamo arrivati ad aspettarci dell’intrattenimento sempre, anche quando ci informiamo e siamo chiamati a farci un’opinione. Lo mostra senza moralismi, ma nella convinzione che un approccio diverso sia, talvolta, necessario.